Compro dunque sono: lo shopping compulsivo
Imagine - Il Mondo Che Vorrei, come ben sapete ormai da quasi 1 anno, si propone nel dare voce ad argomenti sociali spesso trascurati dalla nostra società. Oggi abbiamo parlato di shopping compulsivo, un fenomeno che si sta allargando sempre di più ma che affonda le sue radici nella psiche umana da sempre.
Vorrei iniziare col puntualizzare un dettaglio che penso sia importante: si dice compulsivo si, ma a dispetto del nome, il comportamento definito shopping “compulsivo” non risponde a uno dei principali criteri dei fenomeni compulsivi perché il soggetto non vive la spinta ad acquistare come contraria alla sua inclinazione, a ciò che desidera fare. Più appropriato che parlare di shopping “compulsivo”, sarebbe perciò parlare di shopping “eccessivo” o “sfrenato”. E più interessante perciò che il suo rapporto con i fenomeni di tipo compulsivo, ci sembrano i suoi rapporti con le alterazioni del tono dell’umore; o appunto con le dipendenze, in questo caso dall’acquisto; o con il “discontrollo degli impulsi”, un impulso ad acquistare.
Premesso questo, ho preso spunto per discutere di quest’argomento da una frase di un vecchio film, I love shopping, dove la protagonista, ad una riunione di “compratori compulsivi anonimi”, dice una frase per certi versi emblematica: “Compro perché, quando lo faccio, il mondo diventa migliore… Ma poi non lo è più e io ho bisogno di rifarlo!”.
Tra i 18 e i 30 anni di solito si conquista la propria libertà economica, e proprio in questa circostanza, vuoi per apparire vuoi per desideri, si fanno acquisti di ogni genere e sfrenati, anche se non sono proprio necessari; fin qui sembra tutto normale, rientra nella routine della vita. Il problema inizia a sorgere nel momento in cui questo bisogno diventa necessario, quasi di vitale importanza. Secondo Lorrin Koran, direttore della Stanford University, lo shopping diventa un disturbo del comportamento quando si verificano queste cinque condizioni:
1) il denaro investito per lo shopping è eccessivo rispetto alle possibilità economiche;
2) gli acquisti si ripetono più volte in una settimana;
3) gli acquisti perdono la loro ragione d’essere: non importa che cosa si compri, se abiti, CD, profumi, lampade o prosciutti; ciò che conta è comprare, soddisfare un bisogno che spinge a entrare in un negozio e uscirne carichi di pacchi;
4) lo shopping risponde a un bisogno che non può essere soddisfatto e il mancato acquisto crea pesanti crisi di ansia e frustrazione;
Al primo posto tra gli oggetti della “febbre da acquisto”, per quanto riguarda le donne, ci sono i capi d’abbigliamento, seguiti da cosmetici, scarpe e gioielli: tutti elementi riconducibili all’immagine. L’uomo, invece, sembra prediligere simboli di potere e prestigio come telefonini, computer portatili e attrezzi sportivi.. Approfondendo questi punti non ho potuto fare altro che dare proprio un titolo ad hoc per questa puntata: Compro dunque sono, parafrasando un po’ una celebre affermazione di Cartesio.
Come tutti i tipi di dipendenza, anche nel caso dello shopping bisogna approfondire e cercare di capire qual’è la soglia oltre cui deve essere considerato eccessivo: dovrà tenere conto della frequenza degli acquisti, della loro utilità per il soggetto, del loro costo in rapporto alle sue possibilità, della possibilità o meno di rinviarli o rinunciare. In fondo, non bisognerà essere troppo severi perché si acquista per rispondere ai propri bisogni, ma si può anche acquistare per rispondere ai propri desideri senza per questo essere subito considerati malati. Si ipotizza che la persona dipendente da shopping provi la stessa sensazione di piacere e gratificazione provata da chi è dipendente da droghe. Una volta che il cervello associa l’atto dell’acquisto ad una sensazione di piacere, farà in modo di ricreare le stesse condizioni. Con l’avvento delle nuove tecnologie, l’uso di internet ha contribuito a creare nuove forme di dipendenza, note come internet addiction. Se già fare acquisti, per una persona che soffre di shopping compulsivo, è fonte di piacere, la possibilità di poterli fare direttamente da casa, in virtù dei vantaggi che un gesto di questo tipo comporta, rischia di ingabbiare, sempre di più, la persona all’interno della sua dipendenza, arrivando, perfino a sviluppare quello che viene definito shopping compulsivo on line. Internet permette al soggetto di cedere alla propria “passione” senza essere visto dagli altri; attraverso accurate ricerche, inoltre, è possibile accedere ad una vasta gamma di prodotti, provenienti da diverse parti del mondo e senza l’utilizzo del denaro contante. Tutte queste caratteristiche, insieme all’intensa sensazione di piacere derivante dall’atto in sè dell’acquisto, portano la persona ad ammettere con notevole difficoltà, il fatto di avere un problema. In genere, i compratori compulsivi, chiedono aiuto, sotto pressione dei familiari, dopo avere creato pesanti conseguenze a livello economico, lavorativo ecc..
Inutile negarlo, in quest’ultimo anno devastato dalla pandemia covid e dove ascoltiamo o leggiamo ogni giorno notizie poco confortanti, lo shopping, e nella fattispecie quello online, rappresenta un’ancòra di salvezza, un valore aggiunto, un qualcosa che continua a soddisfarci abbastanza e che riesce in qualche modo a darci qualche coccola in più. Da sempre, e in particolar modo in questo momento, lo shopping online rappresenta una forte distrazione terapeutica che, in molti casi, aiuta a combattere la noia, lo stress e l’ansia, la depressione e la scarsa autostima. Altre volte, il desiderio di comprare potrebbe trasformarsi in dipendenza, ovvero in shopping compulsivo, superando il limite tra piacere e compulsione patologica.
Verrebbe da pensare ad un vero atto di shopping compulsivo quella smania frenetica ad acquistare prodotti di prima necessità ( acqua, farina, lievito e alcol in primis ) proprio nei primissimi giorni di lockdown passati, ma quella è un’altra cosa, frenesia, corsa per la sopravvivenza mi viene da dire.
Vorrei concedermi un’ultima riflessione prima di concludere… Ognuno di noi, anche se non affetto da questa patologia, dovrebbe farsi credo delle domande prima di fare acquisti: perchè abbiamo continuamente bisogno di riempirci di oggetti? perchè le cose non ci bastano mai? perchè non riesco a godere di quello che già ho e devo invece sostituirlo continuamente con qualcosa di nuovo? Di cosa sento bisogno?
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