Cibo,passione e prodotti sani: non chiamatela solo terra dei fuochi!
Oggi ad Imagine - Il Mondo Che Vorrei siamo tornati a parlare di un argomento che al sottoscritto così come a tutti coloro che fanno parte dell’ampio territorio Napoli Nord sta molto a cuore, la terra dei fuochi! Ciò abbiamo analizzato è stato si il problema roghi e tumori ma anche iniziative socialmente utili create da persone civili e responsabili ( eh, già, contrariamente a ciò che alcuni pensano, la nostra è la terra del sole, non solo terra dei fuochi, Napoli non è solo camorra ). Lo abbiamo fatto grazie all’intervento degli ospiti che abbiamo avuto il piacere di avere con noi, Michele Gaglione ( founder di Antica Passione ) e Giuseppe Orefice, ex presidente di Slow Food Campania.
Ho iniziato questa puntata con una notizia di cronaca: tornano a crescere i roghi nella terra dei fuochi, soprattutto nello scorso mese di marzo, e nonostante l’impiego di telecamere installate in zona per la sorveglianza. Ciò che preoccupa più di tutto è che ben 11 dei roghi di marzo sono scoppiati accanto all’insediamento abitativo irregolare di Ponte Riccio, il grande campo rom di Giugliano, e si è trattato di incendi di rilevante estensione collegati alla cronica mancanza di impianti in Campania: il che facilita lo smaltimento irregolare e illegale dei rifiuti.
Ma non è solo responsabilità dei rom, come in tanti pensano. A marzo sono state controllate 38 aziende e ben 21 sono state sequestrate ( numeri che confermano, purtroppo, l’esistenza di un’illegalità ancora molto diffusa ). Sembra quasi che il covid abbia fermato tante cose ma non la criminalità: Nessuno è risparmiato, neanche i bambini: attualmente un milione circa di bambini vive in zone altamente inquinate ed i numeri dei malati di tumore al sistema nervoso è in crescita, le nascite diminuiscono drasticamente, dato che l’inquinamento ha inciso anche sulla fertilità ( tema di cui già abbiamo accennato qualche puntata fa ma è sempre giusto poterlo ricordare ). C’è però un punto particolare sul tema di cui si parla troppo poco, la diceria secondo cui i prodotti di madre natura nella zona sono tossici, l’etichettatura voluta da molti che hanno per molto tempo condannato la zona incriminata. Tante sono state le trasmissioni che si sono concentrate per svariato tempo sul tema dei prodotti agricoli contaminati che erano la causa dei tumori e dei problemi di salute della popolazione, arrampicandosi sugli specchi per dimostrare una cosa non vera e in qualche caso presentando teorie fantascientifiche. La conseguenza non è stato un calo delle vendite, ma un crollo dei prezzi: tutti gli addetti al settore sapevano che i nostri prodotti non erano contaminati però hanno speculato sul danno di immagine, cioè hanno continuato a comprare e vendere in tutta Italia i nostri prodotti agricoli, ma chiedendo sconti ai nostri produttori che sono arrivati fino al 75-80% del prezzo normale. Una vera e propria azione di sciacallaggio che ha fatto fallire decine di aziende agricole e creato centinaia di nuovi disoccupati, il che in una Regione povera e disastrata come la nostra è stato un vero e proprio crimine sociale.
Le città che vivono la dura realtà della terra dei fuochi sono tante, partendo dalla provincia di Napoli fino ad arrivare alla provincia di Caserta. E c’è da dire che pesa enormemente il marchio imposto da chi condanna queste zone e i rispettivi abitanti: non tutti fanno parte della malavita, la mela è marcia per un piccolo pezzo, la maggior parte è sana e con una voglia di riscattare il territorio. Esempio? La cooperativa sociale Antica Passione di Michele Gaglione ad Acerra, territorio inserito nella black list dei paesi terra dei fuochi. Dal sito www.anticapassione.it si legge: “la strategia della Cooperativa risponde in modo ottimale all’evoluzione del mercato ed alle esigenze del consumatore, sempre più attento al consumo di prodotti salutari e realizzati nel rispetto dell’ambiente e della tradizione. È per questo che la gran parte dei prodotti sono confezionati in vetro per conservare meglio il gusto ed i profumi del territorio, ricco di risorse e tradizioni.”
Sopravvivere in una regione che porta il marchio infamante della Terra dei fuochi non è facile. Non lo è per gli abitanti come per tutti i prodotti agricoli della zona riconosciuta in tutto il mondo come discarica di rifiuti tossici. Mi sembra doveroso poter parlare di un altro grande associazione a carattere non solo locale ma nazionale, Slow Food, che combatte quotidianamente il pregiudizio sui prodotti alimentari. Il simbolo stesso di Napoli nel mondo, la mozzarella di bufala, ha subìto un drastico calo delle vendite, nonostante non sia stato trovato nessun pericolo per la salute. Diciamo la verità: quanti di noi sapevano che i prodotti coltivati in quel fazzoletto di terra tra Caserta e Napoli sono salubri e a volte più salubri di quelli prodotti in altre zone d’Italia, al Nord per esempio? Il marchio infamante imposto dalla camorra viene combattuto da centinaia di piccoli contadini, agricoltori, cuochi e commercianti che ogni giorno con il loro lavoro affermano la qualità alimentare. I Presìdi Slow Food sostengono le piccole produzioni tradizionali che rischiano di scomparire. Oggi in Italia ci sono 323 Presìdi, il risultato di un lavoro di oltre dieci anni che ha affermato con forza valori fondamentali: la tutela della biodiversità, dei saperi produttivi tradizionali e dei territori. In Campania ce ne sono 39. I Presìdi Slow Food hanno contribuito a salvare numerose razze animali, specie vegetali, formaggi, pani e salumi, che rischiavano l’estinzione, ed hanno aiutato centinaia di produttori affinché potessero proseguire la propria attività, favorendo il contatto tra consumatori interessati alla qualità e disponibili a pagare un prezzo equo. Negli ultimi anni c’è fortunatamente una nuova consapevolezza da parte dei consumatori, unita ad un rinnovato interesse per le produzioni tradizionali della propria terra. Molta importanza è data, poi, alla sostenibilità ambientale intesa come rispetto della terra e degli ecosistemi, sull’esclusione delle sostanze chimiche e sul mantenimento delle pratiche tradizionali di coltivazione e gestione del territorio: i produttori in questo hanno, quindi, un ruolo fondamentale e attivo.
Salvare l’agricoltura campana e occuparsi dei drammi della Terra dei Fuochi non sono due vicende distinte. Dobbiamo avere la forza e il coraggio di affrontarle insieme. Se muore anche la buona agricoltura campana sarà una grande sconfitta per tutto il Paese, e la vittoria delle mafie, almeno in quei territori, sarà definitiva. Iniziative come quella di Michele con Antiche Passioni o di Slow Food sono esempi che la nostra non è solo terra di pizza, camorra e mandolino, Napoli non è solo camorra. Coraggio e passione di chi ama la nostra terra e ne mette in risalto i pregi devono essere premiati, ora e sempre!
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